“Resto qui” è una storia di resilienza e di identità. Narratrice in prima persona è Trina, una donna altoatesina che racconta a sua figlia la sua travagliata esistenza. Con l’ascesa al potere di Mussolini il Sudtirolo viene travolto da una rovinosa ondata di cambiamento. Perfino i nomi sulle lapidi vengono sostituiti e i posti di lavoro assegnati ai “veri italiani”. La lingua tedesca deve sparire e tutti per legge devono parlare la lingua del Duce.
Trina ha studiato per diventare maestra e parla perfettamente l’italiano ma non c’è posto per lei nella scuola fascista e così diventa un’insegnante clandestina.

Alle ingiustizie perpetrate dal regime, si aggiungono le peripezie personali della nostra protagonista la quale si vedrà sottrarre l’amatissima figlia, in seguito dovrà attendere il marito partito per la guerra e poi scapperà con lui sulle montagne per evitare una nuova chiamata alle armi. Curon, paese di nascita della coppia non avrà più pace. Travolto dal fascismo prima e dal nazismo poi, non si risolleverà neppure nel difficile dopoguerra.
Questa lettura mi ha coinvolta davvero tantissimo. C’è questa donna che continua a rimettersi in piedi nonostante la vita continui e farla inciampare e c’è un paese che lotta per sopravvivere. E’ una lettura tagliente che vi farà soffrire perchè vi troverete tanti elementi che vi porteranno a riflettere sulla condizione attuale del nostro Paese.
Einaudi