Ho iniziato a tagliare i capelli a Matilde verso i tre anni. Avevamo una diagnosi di autismo severo ma non avevamo ancora chiaro il problema delle alterazioni sensoriali. Aveva sempre amato fare il bagnetto, con qualche giochino o qualche bottiglia di bagnoschiuma da frugare. Una sera, mentre le risciacquavo i lunghi boccoli castani iniziò a gridare e piangere. Inizialmente mi spaventai pensando di aver non aver miscelato correttamente l’acqua o di averle fatto male ad un braccino ma quasi immediatamente mi accorsi che ad originare quelle urla disumane era la vista dei suoi capelli bagnati che si posavano sulla spalla sinistra. 
Il tentativo di farle capire che erano solo capelli ovviamente fu inutile. Con un getto d’acqua li riportai sulla schiena dove non poteva vederli e la crisi si esaurì in pochi istanti. Su consiglio della terapeuta comportamentale che la seguiva, provai a continuare a lavarla nello stesso modo allo scopo di desensibilizzarla. Esponendo più volte una persona allo stesso evento se ne diminuisce la manifestazione di disagio perchè, per così dire, si abitua a stare a contatto con la sorgente del “fastidio”. Dopo qualche giorno di bagnetto della disperazione si presentò un nuovo disagio. Non sopportava la vista del proprio ombelico e il comportamento era identico al problema “capelli”. C’è un momento in cui tocchi il fondo e la disperazione genera soluzioni random e tra queste cerchi di utilizzare la più semplice. Mi venne in mente di coprire l’ombelico con un cerotto, che rimuovevo appena prima di vestirla. Siccome bisogna scegliere quali battaglie combattere e quali abbandonare decisi di tagliarle i capelli. 
Era impossibile portarla da un parrucchiere perché non sarebbe mai rimasta ferma, quindi mi armai di coraggio, di forbici e di tv con Peppa Pig e tagliai via i suoi riccioli aiutata da mio marito. Ricordo perfettamente la sensazione di stress e di paura che avevo addosso. Terminato il taglio mi tremavano le braccia e piansi di un pianto sconsolato ma liberatorio, con mio marito sempre pronto a raccogliere i cocci. Nel corso degli anni il taglio si è fatto per comodità più corto, finché siamo riusciti a far sparire il terrore per la macchinetta tagliacapelli, entrare nei negozi, avere dialoghi coerenti. Ci sono voluti ben quattro anni di lavoro. Stamattina, grazie alla professionalità e alla gentilezza del parrucchiere Antonio che vedete in foto e grazie a tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni, sono potuta andare dal parrucchiere con mia figlia. Un appuntamento tra ragazze che si tagliano i capelli.