Oggi voglio parlarvi de “Il Ghiribizzo” di Bruno Tognolini e Giulia Orecchia, ma in particolare voglio raccontarvi cosa rappresenta questo libro per me.
La prima volta che ho letto il Ghiribizzo ho pianto. Anche la seconda. Va bene, alzo le mani. Mi commuovo ogni volta perché ormai so cosa mi aspetta.
A volte capita di comperare un libro semplicemente perché la copertina è accattivante e pensi che così riuscirai a suscitare interesse nel tuo bambino. Comperai questo volumetto più o meno due anni fa, quando ancora non era semplice tenere focalizzata l’attenzione di Matilde (aveva più o meno cinque anni). Come vi ho raccontato in altri post, l’autismo di Matilde è stato classificato come severo al momento della prima diagnosi e, dopo tanto lavoro, verso i quattro anni e mezzo ha cominciato a parlare normalmente colmando parte del ritardo cognitivo. Ma sul piano comportamentale permanevano delle difficoltà tra cui l’iperattività.
Il Ghiribizzo si rivolge a quei genitori che hanno dei bambini molto vivaci, a volte anche in modo pericoloso (arrampicate, salti, corse per strada, vetri rotti e via dicendo).
Il volume inizia proprio così, col piccolo Mattia che compie tutta una serie di azioni e la mamma che sospira dicendo che è vivace. Ma come è normale e come può succedere anche alla miglior mamma montessoriana, la mamma di Mattia inizia ad essere stanca di tutta questa esuberanza e inizia a sgridarlo:
“Che non ti venga il ghiribizzo di metterti a fare dei salti!”
“Che non ti venga il ghiribizzo di mordere il divano nuovo!”
E il Ghiribizzo di Mattia, stanco di essere continuamente bistrattato, decide di andar via.
Il bimbo diventa calmo, non corre più e non si alza ad interrompere la lezione della maestra. La mamma, guardandosi intorno, si rende conto che qualcosa è cambiato… le rondini non volano più facendo i ghiribizzi in aria, i gatti non fanno più i ghiribizzi per acchiappare i topi… Il mondo, prima chiassoso e coloratissimo, ora appare triste e grigio. La donna si mette a dormire, fa un sogno rivelatore e a quel punto parte per un lungo viaggio alla ricerca del Ghiribizzo del suo bambino. Quello che non sa è che, per riuscirci, prima dovrà ritrovare il suo! E qui mi fermo perché non voglio rovinarvi la sorpresa!
Ogni genitore dovrebbe avere questo libro in casa.
Avete presente quelle giornate difficili in cui i vostri bambini vivaci, o i vostri bambini con ADHD o la mia bambina con autismo corrono come trottole o ballano fino allo sfinimento? Ricordatevi del Ghiribizzo di Tognolini, prendeteli per mano e fate un ballo con loro!

Noi abbiamo fatto un bel poster da appendere in camera, ora vi spiego come.
Occorrente:

  • Foglio di cartoncino spesso o il coperchio di una scatola che avete a casa
  • carta colorata (carta semplice o cartoncino, va bene tutto)
  • forbici
  • colla stick
  • fantasia (molta, tutta quella che avete disponibile!)

Potete usare materiali di recupero e verrà bellissimo!
Ritagliate varie forme, tutte diverse (capelli, braccia, occhietti, triangoli, rettangoli, tutto quello che vi viene in mente). Lasciate scegliere al bambino come comporre il suo Ghiribizzo e fateglielo rifinire coi colori se desidera.
Questo è il Ghiribizzo di Matilde!

Bruno Tognolini, mio conterraneo, non ha di certo bisogno di presentazioni. Nato a Cagliari, ha studiato al DAMS di Bologna e lavora a tempo pieno come “scrittore per bambini e per i loro grandi”. Due volte Premio Andersen, è autore di teatro, media digitali e programmi tv e di una trentina di libri di narrativa e poesia.

Giulia Orecchia è autrice e illustratrice. Dopo il liceo artistico ha studiato Visual Design alla Scuola Politecnica di Design. Insegna Illustrazione e progettazione editoriale e ha vinto tre Premi Andersen.

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