Avete presente cosa significa svegliarsi il sabato mattina e fare i bagagli per una meta indefinita? Noi no, perché quando si hanno da gestire problematiche complesse legate al disturbo dello spettro autistico, si devono limitare il più possibile la disorganizzazione e l’improvvisazione. Ogni uscita, breve o lunga che sia, va attentamente studiata e ponderata.
Nel nostro caso vanno evitati gli eventi e gli ambienti sovraffollati, il caldo eccessivo, il chiasso e la presenza di odori forti per evitare un sovraccarico sensoriale difficile poi da tenere sotto controllo.
Questo non significa però dover stare chiusi in casa o non riuscire a far niente di bello… con un po’ di forza di volontà e spirito d’iniziativa si riesce ogni tanto a trovare qualcosa di bello da vedere.
Io amo molto Grazia Deledda e abbiamo deciso di fare un piccolo tour di due giorni per poter visitare alcuni dei luoghi in cui la sua memoria è sempre viva. La persona a cui devo questa grande passione è la mia maestra delle elementari, con cui visitai Nuoro per la prima volta in quinta elementare.
Siamo partiti per Nuoro al pomeriggio, spiegando bene a Matilde che saremmo rientrati il giorno successivo perché tende a manifestare una sorta di terrore all’idea che, una volta partiti, non si ritornerà più a casa. Quindi abbiamo lasciato il suo cagnolino peluche vicino all’ingresso raccomandandogli di fare la guardia e di aspettarci là.
Il viaggio non è mai un grosso problema. La macchina chiaramente deve essere fresca, munita di tendine parasole e i vestiti più confortevoli possibile.
Arrivati a in città abbiamo fatto il check-in in hotel e, depositati i bagagli, ci siamo recati al Museo Deleddiano. La casa natale di Grazia Deledda risale alla seconda metà dell’800, si trova nel quartiere denominato San Pietro, ed è la rappresentazione di un’abitazione nuorese appartenente ad una famiglia benestante. Nata nel 1871, la scrittrice ha vissuto in questa casa fino alle nozze, avvenute l’11 gennaio del 1900. La costruzione è suddivisa su tre livelli e si accede attraverso un piccolo edificio che ospita la biglietteria e il bookshop ed è adiacente all’abitazione. L’edificio è un monumento nazionale sottoposto a tutela dello Stato ed è stato quindi impossibile eliminare le numerose barriere architettoniche presenti. Per questo motivo si è scelto di concentrare nelle prime due sale a pianto terra una panoramica sulla vita e le opere dell’autrice.
La terza sala presenta la cucina, ricostruita grazie alla descrizione contenuta nel romanzo autobiografico intitolato “Cosima”. La particolarità è che si possono trovare esposti alimenti freschi che vengono sostituiti in base alla stagionalità e tutti gli strumenti indispensabili per la preparazione dei pasti della famiglia e della servitù. Matilde guarda tutto con attenzione e grande stupore. Se per me e mio marito tanti degli oggetti presenti rammentano immagini d’infanzia e il ricordo delle abitazioni dei nonni, per Matilde ovviamente l’esperienza è totalmente diversa. Ci sono oggetti di cui può indovinare uso e destinazione e altri, come il braciere posizionato al centro della stanza, che suscitano stupore e gran curiosità.
Uscendo dalla cucina di accede agli spazi esterni. Nel cortile triangolare è presente un portone che mette in comunicazione la casa con l’antistante via Deledda e dall’altra parte si accede alla corte interna ombreggiata da alberi secolari. Questo spazio ospita durante l’anno diversi eventi culturali.
E’ la quarta volta che ho la fortuna di visitare il museo e, se chiudo gli occhi, riesco ancora a sentire la brezza fresca e il profumo della vegetazione. Il silenzio e la pace hanno il potere di portarti in un altro tempo, in cui tutto era più lento e la vita molto differente.
Nella quarta sala trova spazio la dispensa. Questa abitualmente veniva chiusa a chiave e custodiva le provviste di base della famiglia. Cereali, legumi secchi, erbe aromatiche e frutta essiccata sono disposti in modo ordinato in cesti e orci. Una lunga tavola è coperta da da salumi e lardo, sulle pareti sono stesi i teli che si utilizzavano per avvolgere i pane e, incastrate tra le travi del soffitto, alcune canne reggono della frutta. Matilde osserva tutto con rapidità ma il miscuglio di odori forti la costringe ad uscire per continuare il tour nelle altre stanze.
La quinta sala, originariamente adibita a camera matrimoniale dei genitori di Grazia Deledda, ospita la medaglia e il diploma originali del premio Nobel. Su uno schermo scorrono foto e filmati dell’evento.
La sesta sala invece è dedicata a “Nuoro, Atene dei Sardi”. Presenti alcune opere di nuoresi illustri e dei pannelli con foto e brevi stralci biografici di Pasquale Dessanay, Priamo Gallisay, Giacinto Satta, Francesco Ciusa, Antonio Ballero e Sebastiano Satta, i quali con le loro arti hanno contribuito a dare lustro alla città di Nuoro e a tutta la Sardegna.
Arriviamo infine nella parte più alta del museo, cioè la soffitta. La stanza che apparteneva ai fratelli di Grazia è stata adibita a “Stanza della memoria”. Una grande vetrina ripara una gran quantità di oggetti (libri, qualche capo di vestiario, bambole, documenti…). Guardando al suo interno si prova una sensazione che ha una potenza incredibile. Mi appoggio al vetro per guardare meglio, per evitare che i raggi del sole che entrano dalla finestra colpiscano gli oggetti. Mi sembra di guardare all’interno della mente di Grazia e di frugare tra tutti i suoi preziosi ricordi. Non c’è un ordine preciso ma stanno là, tutti insieme, legati dal sottile filo della memoria. Quella che rimane addosso è una sensazione quasi di pudore, come per aver curiosato nella vita di qualcun altro senza consenso.
L’altra stanza nella soffitta è la camera di Grazia. Una libreria pensile ospita libri da lei citati come letture giovanili, uno scrittoio con il materiale per la scrittura e la partecipazione di nozze. Sul comò una foto del fidanzato Palmiro Madesani e, per terra, un baule per riporre i libri. Il tempo si è fermato al gennaio del 1900, Grazia sta per sposarsi e andrà a Roma con suo marito.
Rimangono da visitare gli ultimi due ambienti, collocati dove in origine si trovava la cantina. Abbandoniamo l’ambientazione nuorese per passare a quella romana. Nella capitale l’autrice visse dal 1900 fino alla sua prematura scomparsa nel 1936. Uno schermo proietta immagini della vita a Roma e alcuni spezzoni dei film tratti dalle sue opere. Infine, dietro quella che Matilde chiama la porta magica, la ricostruzione dello studio romano di Grazia Deledda.
Terminata la nostra emozionante visita, ci rechiamo al ristorante in cui abbiamo prenotato. Ristorante è estremamente riduttivo, in quanto si tratta di un atelier con annessi ristorante e caffetteria in pieno centro storico. Il Monti Blu si estende su tre livelli ed è estremamente difficile descrivere questo posto, quindi lascerò parlare le foto! Ogni angolo, ogni parete è decoratissima e ricca di dettagli mozzafiato e la cucina è deliziosa!
Terminata la giornata siamo rientrati in hotel per un meritato riposo. A breve vi racconterò anche la seconda giornata!
Grazia Deledda su Wikipedia
Le informazioni sono tratte da Wikipedia e dalla bellissima Guida Breve – Museo Deleddiano fornitaci durante la visita.